5 per mille 2011: una trama già vista?

1

Come segnalato da Vita sulla scorta di un articolo de Il Sole 24 Ore di venerdì scorso, vi sarebbero tracce di 5 per mille 2011 nel DL che sta per essere licenziato dal Ministero dell’Economia.

Di testi, neanche a parlarne, ma possiamo scommettere con una discreta probabilità di centrare il pronostico, che sostanzialmente il dettato legislativo per il 2011 riprenderà quelli dei 5 anni precedenti.Tutto sta ora vedere se il legislatore ha imparato qualcosa dalle esperienze degli anni passati. Temo di no, anzi sono quasi sicuro che quel misto di incompetenza e populismo pret-a-porter la faranno ancora da padroni nel testo di legge e nei provvedimenti che seguiranno.

L’anno scorso il 5 per mille si è contraddistinto per due genialate:

1. ai tempi dell’iscrizione, la legge non c’era! C’era una legge che finanziava la misura ma non una legge che la definisse. Nel maggio 2010, pertanto, di fretta e furia hanno introdotto la legge (vorremmo chiamarla “postuma”) senta tema del ridicolo;

2. l’obbligo di rendicontazione è stato “impreziosito” da una … pirlata (scusate, ma ci vuole!!!) degna non so neppure io di chi; nel DPCM (che ovviamente è stato pubblicato anch’esso ben oltre i termini di iscrizione telematica) si legge infatti che (art 12, c 6)

6. Le somme erogate quali contributo del cinque per mille non possono essere utilizzate per coprire le spese di pubblicita’ sostenute per fare campagna di sensibilizzazione sulla destinazione della quota del cinque per mille dell’imposta sui redditi delle persone fisiche, trattandosi di importi erogati per finalita’ di utilita’ sociale.

Qualsiasi persona che abbia avuto davanti un rendiconto di una non profit capisce che quanto riportato è una boutade, un’inutile belletto che non copre un’ignoranza profonda, profondissima di come funzionano gli enti non profit. Se io sono un grande ente che cerca di sbaragliare la concorrenza con pubblicità massiccia al mio 5 per mille, alla luce di quanto leggo farò rientrare nel 5 per mille “speso” tutti o parte dei costi istituzionali (assistenza, ricerca ecc); farò quindi un’ottima figura con il pubblico, perché potrò dire: “vedi, con me vai sul sicuro!!!” Nella realtà, invece, avrò destinato altre risorse (che comunque posseggo indipendentemente dal 5 per mille) alla pubblicità, ed il bello è che di questi costi non devo rendicontare nulla! Dovrò quindi fare un monumento a chi si è pensato questa genialata, dato che i costi di quella sarà la più massiccia campagna pubblicitaria sul 5 per mille MAI compariranno nel rendiconto ufficiale – che trasmetterò al Ministero – sul 5 per mille. Quei costi affogheranno tra i diversi costi di comunicazione e sensibilizzazione nel bilancio generale; e poi, chi me lo chiede il bilancio generale? Non la Prefettura – se sono un ente riconosciuto – nè l’Agenzia delle Entrate – se sono una Onlus.

Avete capito come si può scrivere una regola che puzza da lontano di populismo e – come tutti i provvedimenti populisti – fa solo danni?

Cosa avrebbero dovuto scrivere? Una cosa semplice, semplice; quasi mi vergogno di proporvela, ma tant’è …

“6. Le somme erogate quali contributo del cinque per mille devono essere utilizzate anche per coprire le eventuali spese di pubblicita’ sostenute per fare campagna di sensibilizzazione sulla destinazione della quota del cinque per mille dell’imposta sui redditi delle persone fisiche, fino ad un massimo di Y% per gli enti che incassano fino a Z migliaia di euro e di K% per chi incassa più di Z migliaia di euro. Tutte le suddette spese di pubblicità devono essere riportate nel rendiconto, anche nel caso di sforamento dei limiti di cui sopra. Nella relazione illustrativa allegata al rendiconto, il legale rappresentante deve riportare nel dettaglio le attività finanziate con il 5 per mille e i nominativi dei cinque maggiori fornitori di beni e servizi presso i quali l’ente ha acquistato i beni e i servizi di comunicazione e di supporto generale.”

Seguirebbero norme anti elusione, nel senso che nel momento in cui un ente non riportasse tutti i costi sostenuti sarebbe 1. trattato come ente che dichiara il falso ecc ecc, 2. espulso per N anni dal 5 per mille.

Nel caso di superamento dei costi di comunicazione, la pubblicazione delle liste separate (chi ha superato, chi no) espone gli enti al pubblico giudizio. Le differenti % (calcolate sul 5 per mille passato) consentono agli enti più piccoli di utilizzare una  percentuale maggiore di risorse per la pubblicità, per ragioni fin troppo evidenti di non comprimibilità dei costi base di una buona campagna pubblicitaria anche locale.

Ci vuole tanto? E se non va bene, se si ritiene che si debba essere più severi, ecc, non c’è problema, c’è il modo di esserli. Non ci vuole tanto; basterebbe avere coscienza e conoscenza di ciò che si va a normare.

Carlo Mazzini

Related Posts with Thumbnails
Share.

About Author

1 commento

  1. Condivido al mille per cento.
    La prima cosa che manca a chi “norma” è spesso il BUON SENSO (a livello elementare). Chiedere conoscenza di ciò che si va a normare poi è quasi un’utopia. Penso che qualsiasi persona che lavora nel non profit potrebbe normare il 5×1000 molto meglio dei nostri illuminati burocrati. Ops…certo non si può,saremmo in conflitto d’interesse.

Leave A Reply

Time limit is exhausted. Please reload CAPTCHA.

Questo sito utilizza cookie per funzioni proprie. Se continui nella navigazione o clicchi su un elemento della pagina accetti il loro utilizzo Per maggiori informazioni vai in fondo alla pagina e clicca su "Privacy Policy"

Vai in fondo alla pagina e clicca su "Privacy Policy" - Per contattarci su questioni "Privacy" scrivi a "studiouno (chiocciola) quinonprofit.it"

Chiudi