L’importante è pubblicare. Si spera con quel minimo di buon senso e sapere; ma l’importante è pubblicare, nel senso di “rendere noto”, render edotti gli altri di qualcosa che si ritiene avere una qualche rilevanza. E così, dove vi è la possibilità, il vostro (che sarei io) pubblica, scrive, magari scompostamente. Certo non la prima che mi viene in mente, ma qualcosa che turbina in mente o in fondo allo stomaco, dove volete voi.
Perché la questione è sempre la stessa. Bisogna che le idee siano messe in circolo. Per essere confutate o confermate; combattute o appoggiate. Per uscire da un soliloquio che tutti noi rischiamo di iniziare la mattina e finire la sera, interrotto da una serie di intromissioni chiamate dialogo con altri esseri umani.
Per non star mai fermo, a luglio ho iniziato una collaborazione con la Wolters Kluwer, l’editore IPSOA; all’interno di una community blog di fiscalisti, giuristi ecc chiamato postilla hanno aperto una mia pagina nella quale inserisco le mie solite cose. Mi sono sentito in dovere di iniziare la rubrica con qualche considerazione sulla questione “vero non profit“.
Pensate un pò a quante volte voi vi siete trovati a cena con qualcuno e, parlando del vostro non profit, è intervenuto l’estraneo che ha sentenziato “ma io so quale è il vero non profit” …
Poi ho scritto un pezzo sull’articolo 30, in quanto bisognava che qualcuno se lo chiedesse: ma l’articolo 30 si applica o no alle Onlus non di volontariato?
Infine, per continuare a citarsi addosso, oggi sono usciti due (miei) articoli su Il Sole 24 Ore, a pagina 37. Un articolo è sul fisco on line per il non profit, l’altro è sul concetto di beneficenza, nuovamente messo sotto esame dall’Agenzia delle Entrate (ne parlai in extremis qui).
Ah! Ben tornati
Carlo Mazzini
