Quante sono le Onlus? Dal 28 luglio scorso questa domanda trova finalmente una risposta grazie alla pubblicazione sul sito dell’Agenzia delle entrate dell’Anagrafe delle onlus la cui consultazione per 18 anni era rimasta ad uso esclusivo della sola amministrazione finanziaria. E la risposta è che sono circa 21.706. Ne parlai già qui.
Gli elenchi mostrano una realtà molto variegata di enti, soggetti che devono sottostare alle prescrizioni del Decreto legislativo 460/97, e che realizzano le proprie attività in uno o più dei 12 settori dell’articolo 10, c 1, lett a) della norma.
La distribuzione geografica degli enti riserva alcune sorprese. Delle 8 regioni con più di 1.000 onlus, tre sono del Nord (Lombardia, Piemonte, Veneto), 2 del Centro (Lazio che risulta prima con quasi 4.000 enti, Toscana) e ben 3 del Sud (Sicilia, Campania, Puglia). Complessivamente, rispetto ai dati 2011 del censimento ISTAT di tutte le organizzazioni non profit, l’incidenza del Nord sul totale delle Onlus è di 10 punti inferiori (42% onlus del nord contro il 52% delle non profit del nord), costante distribuzione per il Sud (26% per entrambe le rilevazioni), mentre è il Centro ad aver guadagnato 10 punti percentuali tra le Onlus (32%) rispetto agli enti non profit in generale (22%).
Le attività delle organizzazioni necessitano di una premessa. In sede di istanza di iscrizione all’Anagrafe, le organizzazioni devono indicare nel modulo un solo campo di attività, quello che ritengono essere il principale, potendo, però, a forza di legge e di statuto realizzarne anche altre.
Lo scenario che i dati dell’Agenzia ci restituiscono vede le Onlus agire soprattutto nel settore dell’assistenza sociale e socio-sanitaria (54,3%); seguono gli enti che realizzano attività di beneficenza diretta ed indiretta (intendendosi quest’ultima come attività realizzata a favore di altri enti senza scopo di lucro) con un 17,7%, per poi a seguire la tutela e valorizzazione della natura e dell’ambiente, la tutela, la promozione e la valorizzazione dei beni artistici e storici, la promozione della cultura e dell’arte, la tutela dei diritti civili per arrivare all’ultima tipologia di attività inserita dal legislatore relativa alle attività di cooperazione internazionale. Le ONG storiche, con la legge 125/14, sono uscite dall’alveo delle Onlus di diritto per entrare tra le Onlus che devono necessariamente iscriversi all’Anagrafe, pratica che hanno terminato nel febbraio del 2015.
Si tenga conto che nei numeri dell’Anagrafe non sono ricomprese le altre Onlus di diritto, ovvero le organizzazioni di volontariato (L 266/91) e le cooperative sociali (L 381/91).
Tornando alla distribuzione regionale delle Onlus per attività, è evidente che il peso maggiore è quello del Lazio e della Lombardia che assieme registrano sul totale delle Onlus italiane complessivamente oltre il 44% degli enti, con punte del 52% sulla cooperazione internazionale e del 49% per il settore della beneficenza.
Ciò che manca del tutto dalla rilevazione dell’Anagrafe sono i dati economici, dato che la legislazione attuale non prevede la loro comunicazione all’Agenzia delle entrate.
Questi dati – presenti nei censimenti del non profit in generale – sarebbero molto utili per comprendere le dinamiche economiche e patrimoniali di una tipologia di enti che in 18 anni non sembra conoscere crisi, almeno in termini di numerosità.
La legge delega sulla riforma del terzo settore, licenziata a giugno scorso (L 106/16), prevede sì l’istituzione del Registro Unico che finalmente riunirà in unico sistema consultabile online gli oltre 300 registri locali delle istituzioni non profit, ma sembra che anche in questa nuova banca dati mancheranno le evidenze economiche. La strada per ottenere un sistema efficiente ed utile come quello gestito dalla Charity Commission dell’Inghilterra e del Galles (con dati aggiornati al 30 giugno di quest’anno per oltre 165mila enti) appare ancora molto lunga.
Qui di seguito i dati complessivi per tabelle e grafici
Carlo Mazzini
