Con una breve intervista di Bernardo Iovene a Reportime (spazio del Corriere dedicato alle inchieste di Milena Gabanelli), Zamagni fa il punto della situazione sulla chiusura dell’Agenzia del Terzo Settore.
L’intervista inizia sulla questione della mancata retribuzione dei componenti del Consiglio e Z. afferma che hanno deliberato che rinunciavano al compenso.
Di sicuro è così, ma la cronistoria è in realtà un po’ diversa. In base ad una legge che vieta ai componenti dell’Agenzia come di altri organismi pubblici e privati di ricevere emolumenti (legge sbagliatissima del Governo Berlusconi), l’Agenzia ha fatto ricorso al Consiglio di Stato. Non ne conosco l’esito, ma possiamo ipotizzare tre casi:
1. il Consiglio di Stato non si è ancora pronunciato, e l’Agenzia motu proprio ha deliberato comunque di rinunciare agli emolumenti (ha ritirato il ricorso?)
2. il Consiglio di Stato si è pronunciato contro la soppressione degli emolumenti all’Agenzia e l’Agenzia ha comunque scelto di non richiederli
3. il Consiglio di Stato si è pronunciato a favore della soppressione degli emolumenti all’Agenzia e l’Agenzia – bella forza! – ha “scelto” di non richiederli ulteriormente
Il fatto che Z. non citi il ricorso né la ragione per la quale non ricevono gli emolumenti non ne fa un campione di chiarezza. E poi, lo ribadisco, un organo con una funzione di controllo DEVE prevedere l’emolumento ai consiglieri, in modo che questi siano obbligati a lavorare SOLO per l’Agenzia. Divieto ad assumere altri incarichi, a continuare attività professionali; questa era a mio avviso la strada corretta. Il volontariato è altra cosa.
In modo un pò confuso dice cose giuste, cioè il fatto che abolita l’Agenzia non ci sarà più un soggetto “terzo” in qualche modo non dipendente dal potere partitico / politico – seppur nominato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri – ad interpretare le norme del terzo settore. Questo è un problema non da poco. Il fatto che le funzioni – ma a mio avviso non il ruolo – stiano per essere prese in carico dalla Direzione del Volontariato del Ministero del Lavoro ci fa ben sperare da un lato perché il dirigente – dott Festa – si è mosso bene su alcune questioni. Ma dall’altro, la sicurezza che in futuro sarà così anche sulle questioni prettamente fiscali, che ad oggi non sono nelle corde del ministero in questione, non ce l’abbiamo; e sappiamo quanto siano importanti le tematiche fiscali nella legislazione non profit!
C’è poi la questione dei costi dell’Agenzia e del suo sostituto che è ancora confusa e nella quale non voglio addentrarmi. E’ curioso che le due parti dicano cose opposte: l’Agenzia dice che costava poco (vero) e la Direzione Volontariato dice che non ci saranno costi aggiuntivi rispetto a quanto costa ora. Si facesse un po’ di chiarezza, capiremmo peraltro se al risparmio presunto corrisponderà comunque un’efficacia dell’azione del sostituto.
Ultima annotazione. Z. si è scagliato con interviste a raffica contro la soppressione dell’Agenzia, dando buone motivazioni che in gran parte condivido.
Detto ciò, la grossa colpa di Z. e dei consiglieri è stata quella di mostrare questo coraggio solo negli ultimi mesi, quando si sono sentiti mancare sotto i piedi il terreno. Detto che questo coraggio non viene per attaccamento ad una poltrona che da due anni non gli rende nulla, da dove veniva la pavidità dei precedenti 4 anni e mezzo, dove era chiaro che alla politica – prima di tutto a Letta (lo zio, il referente dell’Agenzia alla Presidenza del Consiglio) – non fregava nulla dell’Agenzia e che per questo la lasciava morire, senza ossigeno, senza difesa del suo ruolo rispetto alle altre pubbliche amministrazioni che in più occasioni non hanno rispettato le prerogative dell’Agenzia?
A chi dobbiamo credere? Al primo don Zamagni Abbondio o all’ultimo Don Zamagni Chisciotte?
Sul sito del Corriere trovate l’intervista
Carlo Mazzini
