5 per mille stabile: in parlamento cinque proposte tra populismo e non-sense

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parlamentoIn questi primi mesi di lavoro della XVII legislatura, i nostri non eletti (bensì nominati dai partiti) si sono dati da fare nel presentare disegni di legge per la stabilizzazione del 5 per mille. Ho trovato ad oggi cinque proposte, e sarebbe stato facile intitolare questo post “5 passi nel delirio” o qualcosa di simile.

Ma dato che questo piccolo sito ha l’ambizione di far capire cosa succede a livello normativo in merito al non profit (far capire in primis al suo estensore, cioè a me), cerco di analizzare con scienza e coscienza quale futuro promettono questi disegni di legge (ddl). Per ogni ddl trovate il link al testo.

Atto Camera: 844 – Lupi
Ad oggi – fine maggio – non c’è il testo! Il Ministro Lupi sta facendo il ministro ed è tanto indaffarato e quindi – abile venditore quale è – mette il piede nell’uscio per dire “ci sono anch’io” ma non presenta il testo.
Giudizio: ermetico
Il testo c’è ma il senatore è stato preso da sindrome di scriptus interruptus, per cui se la cava con una proposta di 1 articolo e 2 commi, per cui è impossibile dire cosa manca.
Giudizio: minimalista
Non è un errore. Il senatore De Poli ha ripresentato un altro ddl questa volta più esaustivo – ci voleva poco – nel quale non include le attività sociali dei Comuni (si sa che navigano nell’oro), nè il finanziamento della cultura (altro settore notoriamente iper finanziato). Per il resto promette i soldi (senza dire quanti, né dove li prende) entro il settembre dell’anno successivo alla dichiarazione dei redditi.
Giudizio: facciamo a chi la spara più grossa?
Fa strage dei Comuni, del finanziamento della cultura e inserisce tutte le sportive dilettantistiche senza limitarle – come fa la norma attuale – a quelle che svolgono attività verso giovani, soggetti svantaggiati e anziani. Ripete pleonasticamente che l’8 per mille non c’entra nulla (non avevamo grossi dubbi), e inserisce – questa è l’unica nota di merito – un terzo comma nel quale dice che il 5 per mille vale il 5 per mille dell’irpef “Le somme corrispondenti alla quota di cui al comma 1 sono determinate, sulla base delle scelte espresse dai contribuenti, in relazione agli incassi in conto competenza relativi all’IRPEF e alle imposte sostitutive individuate ai sensi del medesimo comma 1, risultanti dal rendiconto generale dello Stato.”
A parte questo spunto di aderenza alla realtà, manca tutto il resto e non si affida neppure ad un DPCM per regolare il meccanismo.
Giudizio: ma il marito (Bassanini) ti manda sola?
Atto Camera 382 –  MURER, VELO, GNECCHI, TARICCO, KYENGE, GRASSI, ZARDINI, MANZI, MARTELLA, D’INCECCO, MISIANI, QUARTAPELLE PROCOPIO, BINI, BOSSA, MOGNATO, BARETTA, ZOGGIA, NARDUOLO
Ci si sono messi in 18 per scrivere una norma davvero complessa, almeno nella sua formulazione. Sarebbe facile dire: uno ha portato la carta, l’altro la penna, uno ha messo a disposizione il tavolo … e così via.
Una prima cosa positiva la fanno. Non dimenticano alcun tipo di ente di quelli che ad oggi possono accedere al 5 per mille. Evidentemente tra la folta compagine c’era chi sapeva utilizzare i comandi ctrl – C e ctrl V per copiare ed incollare le norme attuali.
All’art 7 dicono che nel caso in cui un partito si sciogliesse gli avanzi del de cuius andranno a rimpinguare il fondo del 5 per mille. Benedetti figlioli! C’è già scritto in un’altra legge (DL 95/12 lo scrissi qui) e loro non lo sanno neppure. Ma cosa pretendo? Che mestiere fanno? Ah, sì, i legislatori!
Ma queste sono minuzie. Aumentano a 500 milioni il tetto al 5 per mille, andando a prendere le risorse tagliando nei ministeri, spending review ecc. Era troppo difficile fare come diceva la Lanzillotta? E come succede per l’8 per mille per il quale – è bene ricordarlo – non è mai stato messo alcun tetto perchè l’8 per mille – guarda un pò le stranezze della vita – equivale all’8 per mille dell’IRPEF?
Ma anche queste sono minuzie.
Dove questa guarnigione di deputati dà il massimo è nel definire dove e come le organizzazioni possono spendere il quantum dato dai contribuenti. Mi è d’obbligo riportarvi il testo dell’art 4
1. Le somme erogate quali contributo del cinque per mille non possono essere utilizzate per coprire le spese di pubblicità sostenute per fare campagna di sensibilizzazione sulla destinazione della quota del cinque per mille dell’imposta sui redditi delle persone fisiche, trattandosi di importi erogati per finalità di utilità sociale.
      2. I soggetti di cui all’articolo 1 ammessi al riparto godono di parità di accesso ai mezzi di comunicazione per pubblicizzare le proprie attività sociali.
      3. I mezzi di comunicazione sono tenuti ad offrire parità di condizioni ai soggetti di cui all’articolo 1.
      4. I soggetti di cui all’articolo 1 rendicontano l’ammontare dei costi affrontati per le campagne pubblicitarie.
      5. In sede di erogazione dei contributi, ai soggetti che abbiano realizzato campagne di sensibilizzazione sulla destinazione della quota del cinque per mille dell’imposta sui redditi delle persone fisiche viene detratta una quota pari alle quote delle somme impegnate per le campagne pubblicitarie. Tali somme sono destinate proporzionalmente agli altri beneficiari.
Una tipica espressione giovanile ci farebbe dire “ma cosa si sono fumati?”. Lo so non è serio da parte mia riportare tale frase, ma vi sembra serio che i nostri rappresentanti scrivano corbellerie del genere? Analizziamo.
1. Parità di accesso ai mezzi di comunicazione. Con l’associazione del mio quartiere posso finalmente accedere alla pubblicità su RAI e Mediaset! Che goduria e soprattutto quanto interesserà chi non abita nel mio quartiere! Oppure se qualche editore di giornale dà spazi gratuiti ad un’associazione (nazionale) deve darli anche a me e ad altri 50mila enti. Bel modo per far fallire i giornali più di quanto loro non stiano fallendo.
Ma ipotizziamo che – come nella realtà – le testate facciano pagare lo spazio.
2. Non solo non è consentito utilizzare i soldi del 5 per mille (che arrivano con più di due anni di ritardo) per farsi pubblicità (norma populista e quindi insensata già in vigore), ma se ti fai pubblicità (e la paghi pure) quei soldi ti vengono detratti dal 5 per mille che ti daranno. Ciliegina: quelle somme che ti hanno sottratto vanno redistribuite agli altri.
Io non credevo si potesse arrivare a sommità così alte di … non so neppure come chiamarla … inettitudine va bene? Ecco, sono degli inetti.
Ma è così difficile capire che
a. se non ci si fa pubblicità (ognuno per il proprio ambito territoriale e secondo la propria forza relativa) il 5 per mille non te lo danno
b. il denaro è il bene fungibile per eccellenza, per cui io giurerò – e nessuno potrà darmi dello spergiuro – che io non ho usato i soldi del 5 per mille per farmi pubblicità ma altri fondi legittimamente acquisiti
c. è “finalità sociale” farsi pubblicità sul 5 per mille. Vuol dire che quando scrivo “dammi il 5 per mille” dico anche cosa sto facendo. Questi inetti non hanno capito che la pubblicità degli enti non profit non è propriamente la stessa cosa di far pubblicità per i deodoranti per le ascelle (anche se ammetto che anche in quel caso c’è un’utilità sociale per i frequentatori di mezzi pubblici).
d. molte organizzazioni (soprattutto le più grosse) fanno delle proprie pubblicazioni periodiche (newsletter, giornalini) il maggior veicolo di pubblicità del 5 per mille. Come classifichiamo questa comunicazione e i costi afferenti?
e. ma se poi dite che tutti possono accedere ai mezzi di comunicazione e questi facciano pagare – come giusto – gli spazi pubblicitari, che senso ha dire che tutti devono poter accedere ma se accedete vi togliamo dal vostro 5 per mille quei soldi? Ragionamento degno di un Comma 22.
E poi … come credono di recuperare i soldi? C’è qualcuno che va dalle 50mila organizzazioni e chiede “quante volte figliuolo?” Un’operazione a costo zero, certamente!
Giudizio: raga, facciamo finta che non l’avete scritto, ok? Amici come prima, dai!
Carlo Mazzini
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