Articolo 30 ammazza-associazioni: le istruzioni per la caccia alle streghe

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Vi ricordate la caccia alle streghe dell’art 30?
Ne parlai qui persino con un video, e prima qui, e prima ancora qui, e per la prima volta qui.
Consiste in quella previsione di andare a chiedere a tutte (ma proprio a tutte) le associazioni (almeno 200.000) di dire se rispettano o meno le previsioni di cui all’art 148 del TUIR (democraticità, ecc contenute anche nella legge IVA).
Come devono dirlo? Cosa devono dire?
Ad oggi non c’è ancora traccia del modello di comunicazione che doveva uscire entro il 31 gennaio scorso. Ma è uscita (il Giovedì di Pasqua, giusto per metterci un pò in croce) una Circolare che va ad interpretare la norma (art 30 del DL 185/05) e che dice tante altre cose, anche sulle Onlus, sulla beneficenza, sul volontariato ecc.

Andiamo con ordine

1. Enti di tipo associativo tenuti a comunicare all’Agenzia delle Entrate dati e fatti su propria attività
Sono più o meno tutte le associazioni (tranne le Onlus a mio parere) perchè si dice a pag 4 che l’onere grava anche a chi chiede solo le quote sociali oppure contributi versati dagli associati che non hanno natura di corrispettivi.
Tanto per capirci: speravamo che la norma fosse riferita solo a quelle associazioni che chiedevano corrispettivi ai propri soci a fronte di beni o servizi prestati. Il senso della norma ci sembrava questo. Dato che se chiedi quote sociali non devi avere obbligatoriamente una struttura democratica ecc, cosa mi chiedi la rispondenza a requisiti che non devo avere?
Diciamo che – come previsto – questa è una norma che ci darà filo da torcere.
Una noticina: tra gli enti esclusi dalla comunicazione, il normatore aveva previsto anche le associazioni sportive dilettantistiche che non realizzano attività commerciale. Ma la Circolare ce le rimette: leggete come
“L’onere della comunicazione dei dati grava anche sulle associazioni
che effettuano operazioni strutturalmente commerciali anche se non
imponibili ai sensi dell’articolo 148, terzo comma, del TUIR e dell’articolo
4 del DPR n. 633 del 1972”

Avete capito? La lobby dello sport dilettantistico aveva fatto di tutto per evitare che le sportive rientrassero nella previsione, e l’Agenzia delle Entrate dice che si considerano commerciali (seppur non imponibili) le attività di vendita per corrispettivi di corsi di nuoto, badminton ecc. MORALE: tutte le sportive dilettantistiche sono sottoposte all’adempimento di comunicazione dei fatti ecc.

2. Passando al volontariato (che, ricordiamo, in queste ore avrebbe anche altro da fare), l’Agenzia delle Entrate ripercorre il contenuto del DM 25 maggio 1995, e riafferma (correttamente) che non possono dirsi onlus le ODV che oltre alle attività istituzionali e quelle commerciali e produttive marginali realizzano attività commerciali “terze” (diciamo noi, sponsorizzazioni ecc).
Se una ODV realizza attività terza, perde la qualifica di Onlus (alegria!) e deve trasmettere il modello di comunicazione ancora da definire.

3. Attività di beneficenza indiretta a favore di enti non onlus
Le fondazioni bancarie avevano fatto introdurre una norma che avrebbe avvantaggiato le proprie fondazioni di comunità.
Io avevo criticato la norma, qualcuno aveva criticato me su Vita, io avevo risposto; tutto molto interessante, certo. Il buon Concari, peraltro, mi era venuto in aiuto con sue personalissime considerazioni che sottoscrivo.
Il senso della norma è: tu, Onlus di beneficenza, puoi erogare contributi a favore di “non Onlus”.
La Circolare riduce alla grande questa possibilità, in quanto sancisce alcuni principi anche riprendendoli dalla legge, in merito ai beneficiari che:
a. devono essere enti senza scopo di lucro
b. devono operare prevalentemente e DIRETTAMENTE nei famosi settori delle Onlus
c. possono essere pubblici o privati
d. non possono a loro volta andare a erogare (quelle somme) ad altri enti (no ad erogazioni a catena)
e. devono assistere soggetti svantaggiati o collettività svantaggiate o operare in settori di interesse globale (difesa ambiente, ricerca scientifica, tutela ambientale)
Ad esempio: una fondazione di comunità Onlus può erogare direttamente ad una parrocchia? A mio avviso no, perchè una parrocchia non opera prevalentemente in uno dei settori Onlus: la sua attività principale è quella dell’esercizio di culto. Poi fa anche altro, ma non è l’attività principale.

Ma vi lascio leggere la Circolare 12, sopra linkata, dove scoprirete infine che l’imposta catastale per i trasferimenti a titolo oneroso a favore delle Onlus è stata prevista in misura fissa, a 168 euro.

Buona Pasqua a tutti!

Carlo Mazzini

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5 commenti

  1. Buongiorno Dott. Mazzini
    mi complimento per il blog, ricco di informazioni.
    Avrei qualche quesito, spero di riuscire a spiegarmi bene e di non tediarla troppo, ma diversi commercialisti mi hanno dato versioni discordanti…:

    1. la ns. associazione culturale, nata qualche anno fa, possiede attualmente solo codice fiscale, ma vorremmo aprire partita IVA usufruendo del regime L. 398/91.
    Abbiamo da pochi giorni registrato lo Statuto, completo di clausole previste dal TUIR; per l’apertura della partita IVA non ci è chiaro se siamo tenuti anche all’iscrizione al REA e dobbiamo utilizzare la ComUnica o se dobbiamo utilizzare il modulo A77/10 (cui seguirà la raccomandata all’ufficio SIAE con indicazione dell’opzione del regime fiscale).
    Vorremmo sapere poi se c’è un termine preciso dalla data di registrazione dello Statuto (nel nostro caso 25 maggio u.s.) per fare tutto ciò, o se possiamo aprirla in qualunque momento, perché nella guida dell’AdE sulle ass. sportive dil. che ho trovato nel Suo blog, si parla di 30 giorni max dalla costituzione dell’Associazione per chiedere codice fiscale o partita iva…

    2. avevamo a suo tempo inviato l’EAS; avendo registrato ora lo Statuto, il termine per rimandarlo è di 60 gg dalla data di registrazione oppure il 31 marzo dell’anno prossimo?

    3. per rimborsare le indennità chilometriche ai soci, bisogna apporre marca da bollo di 1,81 sulla distinta se l’importo supera i 77,47 euro, oppure no? In rete ci sono pareri discordi…

    La ringrazio per la pazienza e attendo suo riscontro.
    Grazie infinite,

    Anna

    • Mi permetta di risponderle per quanto mi è dato sapere.
      1. Sì all’iscrizione al REA. I termini entro i quali aprire partita IVA non dipendono dalla registrazione dello statuto ma dall’inizio delle attività commerciali.
      2. avendo già a suo tempo inviato l’EAS, dovrete inviarlo nuovamente entro 31.3.2013
      3. in merito alla marca da bollo, è dovuta per il rimborso, a mio avviso, in quanto l’esenzione opera per le federazioni ed enti di promozione sportiva e non anche per le singole associazioni sportive, a mio avviso (tab art 27-bis DPR 642/72)
      cm

  2. Gent.mo,

    La ringrazio infinitamente per la competenza e la rapidità con cui mi ha risposto, ora mi è tutto più chiaro.

    Anna

  3. Salve siamo due animatori non associazione
    dobbiamo fare dei corsi

    di scienze in una scuola
    dell’infanzia paritaria, i
    genitori dei bambini
    hanno deciso di pagarci
    Ogni mese dobbiamo rilasciare la ricevuta ad ogni genitore? Dobbiamo aprire la partita iva e cosa dobbiamo pagare allo stato? Grazie

    • Gentili “due animatori, non associazione”, questo sito cerca di dare risposte a domande “delle organizzazioni non profit”. E’ chiaro che voi non siete ente senza scopo di lucro (giustamente). In merito agli adempimenti e ai profili fiscali della vostra posizione vi invito a chiedere direttamente ad un commercialista “fisico”. Ne conoscerete uno, no? Un amico di amico?
      Cordiali saluti

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