2 per mille cultura: al senator non far sapere chi vota le leggi

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Su Vita online, il direttore Giuseppe Frangi ieri si lamentava del fatto che quest’anno non è presente nella dichiarazione dei redditi il 2 per mille per le associazioni culturali, presente invece in quella dello scorso anno.

Io son di diverso avviso, nel senso che sono ben contento che non ci sia!
Ma facciamo un passo indietro. Tra ottobre scorso e i primi di dicembre seguo come al solito la finanziaria – quella che ora in un sussulto mal riposto di ottimismo chiamano legge di stabilità – e mi accorgo che nessuno ripropone il 2 per mille alla cultura.
Me ne rallegro – qui e qui e qui e qui i miei strali dello scorso anno contro il 2 per mille alla cultura – e al tempo stesso me ne sto zitto, sia mai che parlandone qualcuno lo ripropone. A chi me lo chiede di persona o su Facebook dico che in effetti non è previsto e che non posso che gioirne.
Scrivo sull’argomento un pezzo nel numero di gennaio per Associazioni e sport – rivista di settore, molto apprezzata nonostante mi abbiano chiamato due volte a contribuire con due pezzi, ma un pò di nicchia -, e ribadisco a marzo (nello speciale del Sole 24 Ore dell’8) il concetto: meno male che non hanno riproposto il 2 per mille alla cultura.
Torniamo al pezzo di Frangi, grande cultore di cultura, che da par suo – e lo capisco – si lamenta della non riproposizione di una misura che avrebbe portato un pò di soldi ad organizzazioni, piccole e grandi, che contribuiscono non poco a tener vivo il tessuto culturale (e quindi anche sociale) del paese.
Il direttùr fa riferimento all’interrogazione parlamentare di tal senatore Franco Panizza, del Partito Autonomista Trentino Tirolese il quale afferma (riporto da Vita) «I partiti politici», scrive Panizza nell’interrogazione, «sono stati riammessi ad usufruire del 2 per mille dell’Irpef a discapito delle associazioni culturali, le cui attività andrebbero, invece, sempre sostenute per il fondamentale ruolo sociale che esse rivestono, soprattutto a livello locale». Diciamo che quel “a discapito”, che vorrebbe dire che i partiti politici prendono il 2 per mille “al posto di” associazioni culturali è inesatto, in quanto il 2 per mille ai partiti è precedente a quello sulla cultura. Ma soprassediamo.
Le parole del senatore sono quelle di uno smemorato.
Eh sì, perché se il senatore Panizza è lo stesso – e pare proprio che lo sia – che ha votato a favore della legge di stabilità 2017 nella quale non compariva il rifinanziamento del 2 per mille alla cultura, cosa dovremmo dire?
Forse che non è stato attentissimo nel momento delle votazioni della legge.
Ma il bello, è che non ritiene di avere questa responsabilità, infatti alla fine della sua interrogazione parlamentare S 3/03575 afferma:
“… si chiede di sapere:
se i Ministri in indirizzo non ritengano fondamentale il ruolo delle associazioni culturali;
come mai non abbiano previsto anche per l’anno 2017 (periodo d’imposta 2016) la partecipazione delle associazioni culturali al riparto del 2 per mille dell’Irpef;
se non siano del parere che tale riparto diventi una misura strutturale anche per le associazioni culturali.”
Ora mi augurerei che il Ministro Franceschini gli rispondesse:

“Gentile Senatore, i Ministeri non possono istituire il 2 per mille, in quanto c’è bisogno di una legge che lo istituisca e lo finanzi e quella del 2015 valeva per il 2016 e basta. Gentile senatore, le leggi le fanno il parlamento e, pertanto, se la prenda con se stesso e con i suoi colleghi dato che nessuno ha proposto il 2 per mille per il 2017 e comunque non lo avete votato.”

Azzardo: secondo me non risponderà così!

Carlo Mazzini

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